LA PACE POSSIBILE

6 09 2009

tra due popoli che reclamano “solo” il diritto di vivere

 

PREMESSA

Conflitto israelo- palestinese.

Le ragioni ed i torti degli uni si intrecciano con i torti e le ragioni degli altri. Un duplice dramma.

Si riuscirà mai ad uscire da questa situazione tanto intricata quanto insostenibile?

Sì, ma solo quando si perverrà ad un “compromesso onorevole” per entrambe le parti.

Per giungere a ciò, è però necessario “ribaltare” l’approccio fino ad ora prevalente: sostenere solo  i propri diritti,  senza considerare quelli della controparte. Parlare, quasi sempre urlare, senza quasi mai “ascoltare”.

In assenza di un atteggiamento “empatico” [1] non si va lontano nelle dispute più complicate, quale quella in argomento.

Non farebbe neppure male riuscire a guardare al di là del proprio naso, tenendo sempre in conto che nulla è più sacro della vita, di qualunque essere umano.

Con queste brevi note non si intende suggerire niente ad alcuno, tantomeno come dovrebbero comportarsi i Governanti dei due Popoli in perenne conflitto. Sarebbe sciocco, ancor prima che presuntuoso: chi sono io?

Quindi solo alcune riflessioni a ruota libera.

E’ mia intenzione, per ogni tematica affrontata, mettere in relazione i punti di vista sia di Israeliani sia di Palestinesi.

 

Il “MURO”

Dopo i quasi diuturni attacchi terroristici da parte di kamikaze palestinesi, che perduravano da anni seminando morti e feriti tra civili inermi, Israele decise la costruzione del ”muro” a protezione dei propri cittadini.

Questo è il primo dovere di uno Stato: difendere l’incolumità di coloro che vivono nello stesso.

Israele, di fronte a mali estremi, mise in atto un “estremo rimedio”. Quale Nazione, nelle stesse condizioni, non avrebbe agito similmente? Senza ipocrisia…..

Costruire ponti invece di separazioni! Belle parole, ma come realizzare questo nella pratica se non esistono le condizioni “minime” per poterlo fare?

Dopo la costruzione del muro, gli attentati terroristici diminuirono drasticamente: era questo l’unico obiettivo d’Israele.

Non va neppure dimenticato (lo si fa troppo spesso, in mala fede) che, anche in questo frangente, Israele “reagisce” ad una provocazione, che viene da parte palestinese, e non viceversa.

 

Da parte dei Palestinesi, ovviamente, questa “costruzione” è vista come una maledizione, per due motivi.

In primo luogo, per le famiglie palestinesi che si ritrovano “divise” dal muro, ciò crea forti disagi (un eufemismo?), sotto l’aspetto sia pratico sia psicologico. In secondo luogo, i Palestinesi vedono questa costruzione come futuro confine che dovrebbe dividere i tanto auspicati “due Stati”: Israele e Palestina.

Personalmente ritengo possano esservi le condizioni politiche per “limitare” al massimo il “peso” di questo muro.

Ci vorrebbe una netta presa di posizione da parte dei Palestinesi per evitare gli attacchi terroristici dei kamikaze (è questa l’unica causa della costruzione del muro). Contestualmente (raggiunta tale condizione essenziale) ci vorrebbe pure da parte d’Israele una propensione a “correggere” quanto di negativo ciò comporta per i Palestinesi.

Una pura utopia?

Mi auguro non lo sia!  

 

HAMAS

 

Praticamente, in modo diretto o indiretto, quasi tutto il mondo vorrebbe che Israele, in nome del “processo di pace”, trattasse anche con Hamas. Un movimento politico che vuole esclusivamente la distruzione d’Israele e l’annientamento fisico degli ebrei. Un’emanazione preminentemente antisemita, ancor prima che anti-israeliana. Gli scettici (non certo gli antisemiti inveterati) dovrebbero, se lo desiderano, leggersi lo Statuto di Hamas. Ecco l’URL: 

http://it.wikipedia.org/wiki/Hamas#Statuto_di_Hamas_del_1988

Ora, per quale motivo uno Stato dovrebbe trattare con chi non solo non lo riconosce, ma vuole la sua “totale eliminazione dalla faccia della terra”.

Qualcuno è in grado di smentirmi?

Che se ne farebbero gli Israeliani, da “morti”, di una trattativa di tal genere con Hamas?

 

I Palestinesi (anche quelli di Al Fatah, il cui Presidente è Abu Mazen), nonché molte nazioni non solo arabe, sostengono che Hamas va “consultato (?!)” poiché è stato eletto “democraticamente”. Il che vuol dire con la “maggioranza numerica”, che non necessariamente, però, ha qualcosa a che vedere con la democrazia, avente una valenza preminentemente etica, di rispetto di una persona per l’altra.

Occorre, ancora una volta, ricordare che anche Hitler fu eletto democraticamente?

Solo in ciò stà il “nocciolo” del “trattare con Hamas”. Si dovrebbe discutere con una parte che vuole solo la mia distruzione, il mio suicidio, rubare la mia terra con  tutto quello che in 60 anni ho costruito veramente con il sudore della mia fronte?. Perché mai? Che senso avrebbe? A quale “accordo” si perverrebbe? [2]

Chi mi può smentire, senza ipocrisia, settarismo, malafede?

Sarei contento di saperlo.

 

Da parte Israeliana viene rilevato che anche Al Fatah (in cuor suo, pure se in modo meno palese) non desidera la pace con Israele, ma solo raggiungere ciò che “spera” lo stesso Hamas (e Iran, Siria, ecc.).

Mi rifiuto di crederlo! Penso che i “popoli” israeliano e palestinese (uomini, donne, bambini) ambiscano innanzitutto a vivere e non a morire (per quale causa? Un pezzo di terra? La scomparsa d’Israele?).

Mi rifiuto di credere che Israele un giorno (non so quando: spero quanto prima) non possa vivere in PACE.

Mi rifiuto di pensare che i Palestinesi non vogliano vivere (piuttosto che immolarsi), progredire, prosperare, far crescere i propri figli per farli diventare non dei “martiri” ma delle persone aventi le stesse opportunità di ogni altro uomo o donna.

Mi rifiuto di crederlo perché, per me, nulla è più sacro della vita umana

Non   dobbiamo disperare, ma dare il nostro (per quanto insignificante) contributo per debellare quanto c’è di male.

BOZZA

 

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 Argomenti correlati

[1] Empatia, un antidoto contro ogni violenza

[2] Hamas esiste? 

In elaborazione


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5 responses

6 09 2009
barbara

Bentornato. Se per sviluppare il discorso hai bisogno di documenti, da me ne trovi in quantità.

11 09 2009
barbara

Un paio di precisazioni. Il “muro”, che giustamente metti tra virgolette, per circa il 95% non è affatto muro bensì barriera metallica con sensori che segnalano eventuali tentativi di infiltrazione. I “disagi” sono ingigantiti dalla propaganda, e tutte le volte che sono stati reali la Corte Suprema israeliana ha imposto correzioni, anche quando queste andavano a scapito della sicurezza. La barriera, oltre a ridurre del 90% i morti israeliani per attacchi terroristici – non del 100% perché alcuni tratti sono ancora aperti – ha conseguentemente ridotto anche il numero dei morti palestinesi.

13 09 2009
esperimento

E quindi i palestinesi, se tenessero veramente alla loro vita e a quella dei loro figli, dovrebbero considerare il “muro” una benedizione: 1) salva tante vite; 2) se ci sono meno attentati e quindi c’è meno tensione, ricresce la fiducia nella gente, migliora l’economia, aumenta il turismo (che porta tanti soldi anche nelle casse palestinesi), ecc. ecc.

(piacere di “conoscerti”)

13 09 2009
liberaliperisraele

Ti linkerò dei post da me per rilanciarli (se non sei contrario)

19 01 2010
HAMAS « Giacomo Korn

[…] HAMAS 19 01 2010 Fa parte dell’articolo  LA PACE POSSIBILE […]

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