Mi accingo a scrivere queste note con la “morte nel cuore” per le vittime civili innocenti di entrambi i Popoli costretti a “subire” la guerra.
Rigetto con convinzione e fermezza ogni “idea” che possa concepire la morte e la distruzione di un qualsiasi Popolo.
Mi permetto di suggerire (niente di più) di non minimizzare ogni sintomo di “intolleranza” (di qualunque tipo) di uomini verso altre persone. I “piccoli numeri” non devono essere trascurati: una sola cellula cancerogena, se sottovalutata a “momento opportuno”, può dar luogo ad una metastasi e, quindi, a danni ormai “irreparabili”.
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Falsità, pregiudizi, spargimento a piene mani di odio: anche nella guerra che Israele è stato costretto ad intraprendere nella Striscia di Gaza.
Che farebbe l’Italia se sul suo territorio, per anni, cadessereo razzi, missili o quant’altro? Siamo sinceri, non ipocriti! E’ facile emettere sentenze quando gli accadimenti non ci toccano!
Ai Palestinesi, così come agli Israeliani, l’augurio di cuore che si arrivi finalmente alla PACE DURATURA tra due Popoli che hanno sofferto anche troppo.
Ma la Pace (quella con la P maiuscola) non può prevedere l’annientamento e la morte di Israele: un’assudità sotto ogni punto di vista.
Un’amara riflessione: a quella ragazza che (non ricordo in quale Paese) qualche giorno fa gridava “Ebrei ai forni”, vorrei semplicemente suggerire di riflettere: “E se fossi io, mio padre, mia madre, mio figlio, mio marito, mio nonno… ad essere bruciati nei forni?”
Che orrore!!
Quanta tristezza pensando che si potrebbe vivere tutti serenamente in questo mondo che ci “ospita”.
Gli animali non conoscono la estrema crudeltà che l’uomo (???) sa metter in atto, anche con le parole e non solo con le azioni vigliacche e immorali.
C’è di che VERGOGNARSI!
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Intendo mettere a disposizione di chi è libero da idee preconcette e sa ragionare con la propria testa (se non si è d’accordo, lo si dica, si discuta….) alcuni articoli che, se non altro, faranno riflettere.
Di mio ci saranno solo i grassetti.
Di Rotem Yacobi – uno studente israeliano di Beer Sheva
Lo sa, il mondo, che le Forze di Difesa israeliane avvertono con volantini e telefonate i civili palestinesi prima di colpire gli edifici usati da Hamas come depositi di armi o basi di lancio?
Lo sa, il mondo, che per tutta risposta Hamas piazza uomini, donne e bambini sui tetti di quegli edifici perché sa che a quel punto le forze israeliane (certo, salvo errori) non li colpiranno?
Lo sa, il mondo, che gli uomini di Hamas sparano dai centri abitati usando i civili come scudi umani?
Lo sa il mondo che, nel momento stesso in cui stanno combattendo Hamas, le forze israeliane si preoccupano di far arrivare alla popolazione palestinese aiuti umanitari come cibo, medicine e attrezzature sanitarie?
Lo sa il mondo che, mentre combattiamo per difendere il nostro diritto a vivere in pace e sicurezza, malati palestinesi vengono ricoverati e curati negli ospedali israeliani?
Ha saputo, il mondo, di quei venti casi in cui dei palestinesi hanno approfittato dei loro problemi di salute, e dunque del permesso di entrare in Israele, per cercare di compiere attentati terroristici contro la nostra popolazione?
Mi domando: dove era il mondo un anno e mezzo fa, quando gli uomini di Hamas massacravano per le strade quelli di Fatah e innumerevoli altri palestinesi innocenti per prendere il potere nella striscia di Gaza?
Lo sa il mondo che, da quando Israele si è ritirato dalla striscia di Gaza nell’estate 2005, Hamas e i suoi alleati hanno sparato più di 6.000 razzi e granate su Israele, colpendo cittadini innocenti?
Per leggere l’intero articolo:
http://www.israele.net/articolo,2369.htm
Breve disamina di sei tipiche frasi fatte, luoghi comuni anti-israeliani, che si incontrano di continuo nelle critiche alla controffensiva anti-Hamas lanciata da Israele nella Striscia di Gaza (sintesi).
Per leggere l’intero articolo:
http://www.israele.net/articolo,2363.htm
Da: israele.net, YnetNews, 30.12.08
1) “La reazione di Israele a Gaza è sproporzionata”.
La guerra non è una gara sportiva né un’equazione matematica. L’obiettivo di fondo di qualunque soggetto in guerra (anche e forse soprattutto di chi in guerra viene trascinato) è quello di infliggere il più alto danno possibile al nemico cercando di subire il minor numero di perdite possibile. In nessuna guerra si è mai chiesto a una parte – specie a quella che reagisce a un’aggressione – di “proporzionare” i propri successi (ad esempio, il numero di combattenti nemici uccisi) al numero di perdite subite. Cosa dovrebbe fare, chi sta vincendo? Esporre i propri militari e civili a più colpi del nemico per soddisfare le esigenze di “proporzionalità” degli spettatori? Come ha scritto André Glucksmann [filosofo francese NdR], quale sarebbe la giusta proporzione da rispettare per far sì che Israele si meriti il favore dell’opinione pubblica? L’esercito israeliano dovrebbe forse usare le stesse armi di Hamas, vale a dire il tiro arbitrario dei razzi oppure la strategia delle bombe umane che prendono di mira intenzionalmente la popolazione civile [questa la “discriminante” tra Israele e Hamas]? Oppure dovrebbe pazientare finché Hamas, grazie a Iran e Siria, non sarà in grado di “riequilibrare” la sua potenza di fuoco? Bisogna “proporzionare” anche gli scopi perseguiti? Se Hamas vuole annientare Israele e i suoi cittadini, forse Israele dovrebbe imitarlo annientando la striscia di Gaza e i suoi abitanti? Si vuole davvero che Israele rifletta, in misura proporzionale, i piani di sterminio di Hamas?
(omissis) ……………………….
Non c’è equivalenza legale tra l’uccisione deliberata di civili innocenti e l’uccisione mirata di combattenti nemici. La proporzionalità non è data dal numero di civili uccisi, bensì dal rischio cui sono sottoposti. Qualche giorno fa un razzo Hamas ha centrato un asilo d’infanzia a Beer Sheva, [solo]fortunatamente in quel momento vuoto [l’intenzione era..]. Il diritto internazionale non esige da Israele che lasci giocare Hamas alla roulette russa con la vita dei suoi figli.
(omissis) ……………………..
Lo scopo è rimuovere le condizioni che hanno portato al conflitto e alla perdita di vite.
Infine, l’inferiorità sul piano militare non significa superiorità sul piano morale.
(omissis) …………………………………………………..
Essere militarmente più deboli non significa aver ragione.
continua
2) “I Qassam non uccidono”.
3) “E’ tutta colpa dell’assedio israeliano alla striscia di Gaza, Israele dovrebbe lasciar entrare gli aiuti”.
4) “Non bastava rinnovare la tregua?”
5) “Ma Hamas era stata eletta democraticamente, dunque perché Israele non l’accetta?”
6) “Israele spara sui civili”.
12.01.2009