ESISTE, O NON E’ POSSIBILE?
Questa volta intendo chiedere, e lo faccio solo ora, esplicitamente il parere di chi avrà la pazienza di leggere le mie successive riflessioni. Perché? Per almeno due motivi.
Il primo. Da sempre sono affascinato, ed in un certo qual modo ossessionato, dal pensiero se l’Uomo (la persona, uomo o donna che sia) sia realmente dotato di “libero arbitrio”, oppure no. Ho consultato, nel corso degli anni, numerosissimi testi al riguardo. Più o meno autorevoli, più o meno approfonditi. Tutti mi hanno suggerito “qualcosa”; nessuno mi ha dato risposte definitive (ve ne sono?).
Il secondo. Sono pienamente consapevole che, con le sole mie forze e capacità, non sarò mai in grado di darmi una risposata al quesito, di “andare oltre”. Lo vorrei invece fare, perché sono del parere che l’argomento sia di estremo interesse, perché inerisce allo stesso “essere” della persona, in quanto differente dalle realtà animali (che, tra l’altro, molto spesso hanno da insegnare a “noi umani”). L’individuo ha come qualità distintive da questi ultimi, la razionalità, la creatività, la parola, e la facoltà di poter scegliere, consapevolmente, tra il bene ed il male.
Aggiungerei una terza considerazione. Sono del parere (e quindi, ognuno è libero di contraddirmi) che l’argomento riguarda, trasversalmente, sia i credenti (in Dio, comunque Lo si voglia denominare) sia gli atei. Ognuno, ovviamente, con differenti idee in merito alla problematica.
E’ mia intenzione sviluppare le successive riflessioni in modo tale da sollecitare le opportune “contro- riflessioni” di chi mi leggerà.
Questo il quesito di fondo su cui riflettere con l’obiettivo di tentare di dare una risposta, quanto meno plausibile.
Siamo veramente liberi di fare le nostre scelte in piena autonomia? Oppure, inevitabilmente, ne veniamo in qualche modo limitati, condizionati? O, ancora, non siamo affatto in grado di utilizzare il “libero arbitrio”, ma ci illudiamo di farlo, essendo noi, di fatto, legati indissolubilmente ad un “destino” che sfugge totalmente al nostro controllo?
Domande complesse, talvolta addirittura inquietanti, sulle quali mi propongo di argomentare e, soprattutto, di sollecitare il pensiero di chi mi leggerà.
Immaginiamo, per un solo momento, che l’Uomo non abbia la facoltà di esercitare il libero arbitrio, essendogli esso precluso, per i credenti, da Dio stesso, per i non-credenti, dal destino o Fato che dir si voglia.
Mi chiedo, allora, quale merito possa vantare colui che, nella sua vita terrena, abbia scelto di comportarsi in modo tale da perseguire il “bene” e, viceversa, che demerito si possa addossare a chi abbia scelto di seguire il solco del male (per denaro, potere, ricerca di notorietà, fino ad includere addirittura il fascino del sadismo).
Se le nostre scelte rappresentano un puro sogno, una irrealtà, un’illusione, dal momento che tutto è, invece, preventivato da Dio, dal destino o dal Fato che sia, ne consegue che “non può esistere” il libero arbitrio.
Ma, allora, c’è da riflettere seriamente se siamo tutti dei semplici “burattini”, le cui fila Qualcuno o qualcosa di insondabile, inconoscibile, fuori comunque dalla portata della nostra mente razionale (ma, umanamente, limitata) muove a proprio piacimento.
Quale delusione, però! Sarebbe questo l’uomo dotato di creatività e, soprattutto di “volontà”, intesa proprio come antitetica al semplice istinto, prerogativa degli esseri animali?
Per contro, ci si può rendere contestualmente anche conto che “non tutto” è alla portata della libera scelta della persona.
A cominciare dalla sua nascita e dalla sua morte fisica. Né è pure possibile “scegliersi” l’ambito geografico, il contesto religioso e storico in cui venire alla luce.
Nascita e morte. Due granitici paletti entro i quali si svolge tutta la nostra esistenza terrena (l’unica, peraltro, che ci è data a conoscere). Soprattutto insondabile è il “soffio della vita”, quello che precede ogni e qualsivoglia tipo di “evoluzione”.
Anche il grande Darwin aveva intitolato la sua geniale opera “L’origine della specie”. A riguardo di questo lavoro veramente enciclopedico, va tuttavia rilevato (qualcuno è in grado di smentirmi?) che lo scienziato-naturalista non riuscì mai a dare una risposta definitiva a quale fosse realmente “l’origine” della specie che, si badi bene, non coincide con l’evoluzionismo, ma ne è il presupposto.
A tutte le riflessioni fin qui svolte, se ne interconnettono altre, tra le quali: :
- il problema del “male”;
- l’eventuale intervento (intromissione?) di Dio in questa vicenda.
Andiamo per gradi.
Appurato, almeno in linea di principio, che si possa parlare in ogni caso solo di un libero arbitrio condizionato, cioè della possibilità di sola scelta tra il bene ed il male, viene da chiedersi (da parte dei Credenti): ma Dio può intervenire o condizionare le “nostre” decisioni?
Ecco il punto: il problema del male, che deve essere valutato sotto due profili.
Quello inerente alla sofferenza “collettiva”. L’Olocausto degli ebrei, in primis, ma non solo di essi. Vanno annoverati anche i milioni di Russi morti, le vittime nell’intera Europa, così come pure gli stessi Tedeschi totalmente “innocenti” della pazzia del Nazismo, e che non furono pochi. Da aggiungere anche altre tragedie umane del passato e del presente (la fame endemica, la morte infantile di milioni di esseri innocenti, le guerre, le dittature, le discriminazioni sociali: per religione, etnia, sesso, la violenza alle donne in quanto tali, ecc).
E quello del “male” che affligge il singolo individuo, in sintesi “le malattie”.
Viene spontaneo, in entrambi i casi, chiedersi: ma dov’è Dio quando tutte queste tremende “offese immorali” vengono a concretizzarsi?
Se il Signore è perfettamente Buono (desidera, cioè il “bene” per l’essere che Egli ha creato), perché permette il sopravvento del male sul bene. Perché è proprio a questo che noi, comuni mortali, in realtà quasi da sempre assistiamo “impotenti”, o quasi. Come si concilia un “orrore” fuori della portata di ogni ragionevole comprensione, con la perfetta Bontà di Dio?
E ancora c’è da domandarsi. Se Dio è inoltre perfettamente Giusto e, soprattutto, Onnipotente, non poteva Egli opporsi alle immani tragedie del passato, alle catastrofi generate dalle Crociate, dai Got mit uns (Dio con noi, dei nazisti), all’Inquisizione, alle Guerre sante (le vuole Dio! Quale pazzia!), che tutt’oggi continuano a “spopolare”?
E’ questa l’Umanità che il Signore volle all’atto della Sua creazione?
Come una ciliegia tira un’altra, così io vengo letteralmente sollecitato da questo interrogativo a pormi ulteriori “domande”.
Perché Dio non risponde alle richieste di aiuto contro il male dilagante?
Ed ancora. Se il Signore (tra l’altro, “modellatore” del passato, del presente e del futuro), tra i tanti Suoi attributi “assoluti”, ha anche quello dell’Onniscienza, come è spiegabile che Egli, ad un certo punto, si sia pentito di aver creato la Sua creatura, l’uomo, fatto da Lui a Sua immagine e somiglianza?
E Dio disse: ” Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza. (Gen. 1,26)
Ma, in seguito:
… e il Signore si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, se ne dolse nel Suo cuore (Gen. 6,6/7).
Perciò [Dio] disse a Noè: “La fine di ogni carne è giunta davanti a me… (Gen. 6,13).
Sono domande “angoscianti” che si sono posti teologi, sociologi, filosofi, umanisti.
Taluni, al riguardo, hanno avanzato la seguente ipotesi.
Una volta creato l’universo, il mondo e l’uomo, Dio ha pensato che non c’era più nulla da dare a questo suo “essere”.
Anche in relazione al fatto che Egli aveva donato alla “persona” ciò di cui stiamo proprio argomentando: il libero arbitrio, la possibilità cioè di scegliere tra il bene ed il male. In caso contrario, non sarebbero spiegabili le promesse di “premi” e di “punizioni” che si ritrovano copiosi nella Bibbia (sia Antico, sia Nuovo Testamento).
Dio, così facendo, ha reso l’uomo responsabile delle proprie azioni, facendolo essere anche veramente libero.
Tuttavia, padrone di attuare, purtroppo, anche le più orrende efferatezze nei confronti dei propri simili.
Questa “interpretazione” viene solitamente conosciuta con la dizione eclissi di Dio.
Ma, se così fosse realmente, ci si chiede quale significato possa assumere allora la preghiera, caposaldo di tutte le religioni.
Tramite essa ci si rivolge a Dio per “chiederGli” sempre qualcosa di buono, non di cattivo: un aiuto, un conforto nella disgrazia, nel bisogno in ogni caso. E’ l’uomo che soffre che si rivolge sempre a Dio.
Ma se il Signore Iddio non risponde più, qual è il significato da attribuire alla preghiera?
Con essa ci si intende riferire non alla Benedizione rivolta quotidianamente a Dio (emblematica soprattutto per la religione ebraica, laddove si assiste ad una esaltazione continua della Sua grandezza, all’Inno a Dio, alla Sua lode: dalla mattina alla sera), bensì a quanto ci dovrebbero richiamare nomi quali: Fatima, Lourdes, Medjugorje, la Kaaba.
In questi luoghi si va per chiedere sempre una “grazia”, l’allontanamento di qualcosa di “pericoloso, nocivo”.
E ancora. L’aspettativa dei “miracoli”, come si concilia con queste considerazioni?
Una riflessione a margine dell’Onniscienza ed Onnipotenza di Dio nelle Sacre scritture, mi sembra opportuna; per sottolineare, anche, come le Religioni, pure “rivelate”, possano offrire interpretazioni differenti su alcune tematiche essenziali.
Sull’Onnipotenza di Dio (Allah), il Corano considera talmente eccelso questo attributo della Divinità, da esprimersi nel modo seguente:
Allah, nella Sua Onnipotenza, può (se lo vuole) anche “ricredersi”, ed addirittura “correggersi” , se del caso, senza per questo dover rendere conto in alcun modo agli Islamici.
E’ questo un modo per “significare” infinita l’Onnipotenza di Allah.
…………………………………
Concludo.
Personalmente, come già accennato, ritengo che l’Uomo, proprio in quanto tale anche sotto il profilo teologico, non possa essere una “marionetta” i cui fili siano mossi da Dio.
Questo il mio soggettivo pensiero.
Comunque, chi pensa, invece, che tutto sia esclusivamente nelle mani del Signore, ha da parte mia la massima considerazione e stima.
Si tratta, in ogni caso, di due concezioni che, per essere supportate, hanno bisogno solo di “credere” in esse.
Roma, 17.11.2009